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lunedì 21 dicembre 2009

Perche' tanto furore?

Dopo trent' anni, i ferri sono ancora tanto roventi? La notizia che a Reggio Emilia si teneva un convegno con la partecipazione di quelli che furono i protagonisti della neoavanguardia del Gruppo 63 per una discussione su un trentennio di esperienza letteraria, ha dato il via a scontri. Il "Corriere" ha ospitato in una pagina, accanto a un bilancio distaccato di Edoardo Sanguineti, dure critiche di Franco Fortini e di Enzo Siciliano, che hanno provocato (su "Repubblica") la replica altrettanto dura di Alfredo Giuliani.

Trent' anni sono molti, o sono nulla, nella storia letteraria. Specialmente per un movimento che si voleva fortemente innovatore, significano che tutto e' ormai consumato e che non e' proprio il caso di starsi a guardare la coda. Le rotture piu' violente, nella parte positiva, si suppongono addirittura istituzionalizzate. Ma intorno al Gruppo 63, ecco ancora un furor che sorprende (e gli addebiti sono un po' quelli sentiti decenni fa). Che cosa impedisce la sutura? In Francia, la celebre faida Barthes Picard sulla "nouvelle critique" credo echeggi ora solo nei manuali universitari. Pare bizzarro che la neoavanguardia continui da noi ad apparire, in certi casi, come uno sgradevole malanno giovanile, un' inurbanita' che ha lasciato un po' di sporco in salotto e qualche cassetto scassinato. Nient' altro? Detesto i cinquantenari, i centenari, le celebrazioni a calendario (ma l' incontro di Reggio Emilia voleva anche essere il pretesto per uno sguardo al presente della sperimentazione dei giovani). Comunque, nei commenti e nelle polemiche si e' persa l' occasione per discutere seriamente, a critica fredda, dei meriti e demeriti dell' avanguardia di quegli anni, inventando qualche nuovo modulo per misurare cio' che essa ha portato, anche come seme per il futuro. Importa poco allineare i nomi (Arbasino, Malerba, Balestrini, Porta, Sanguineti, Manganelli etc) su cui il consenso e' largo.
Il Gruppo 63, se e' stato qualcosa, e' stato un ente complesso, in continuo subbuglio nei suoi confini. Personalmente, penso che sia stato, dopo il ' 45, il solo momento di scrollo, di dissesto, di rimessa violenta a contatto con il rapporto di fondo soggetto linguaggio. Poi, si faccia pure tutta la lista degli errori, degli abusi, dei fallimenti. Ma il vero della letteratura e' di distruggersi istante per istante, di essere solo li' dove la si fa; o meglio: dove la si fara' ... Che noia dover rimettersi ai vecchi conti!

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